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 Bovini e foresta amazzonica

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MessaggioTitolo: Bovini e foresta amazzonica   Bovini e foresta amazzonica EmptyMar Mar 11, 2008 11:04 am

Brasile: La produzione di carne bovina sta facendo fuori la foresta Amazzonica

Secondo uno studio del Centro per la Ricerca Forestale Internazionale (CIFOR), le esportazioni di carne bovina del Brasile, che negli ultimi 6 anni sono cresciute del 600%, sono responsabili di gran parte della deforestazione recente in Amazzonia. I ricercatori hanno dimostrato un forte legame tra i drammatici tassi di deforestazione, che il governo Brasiliano si aspetta di annunciare a breve, e la crescita delle esportazioni che ha causato l'aumento massiccio della popolazione bovina nell'Amazzonia Brasiliana: da 26 milioni del 1990 ai 57 milioni del 2002.

Il rapporto suggerisce che il salto della domanda di carne bovina è risultato di diversi fattori, tra cui le preoccupazioni riguardanti la minaccia della mucca pazza in diversi altri paesi che producono carne; ma anche la svalutazione della moneta Brasiliana, la bassa incidenza di afta epizootica in Brasile, e la SARS che ha spostato la domanda dalla carne di pollo a quella bovina. Tra il 1990 e il 2001, la percentuale delle importazioni Europee di carne Brasiliana è aumentata dal 40 al 74%. Anche i mercati Russi e del Medio Oriente sono responsabili di questa forte domanda. Nel 1995 le esportazioni Brasiliane ammontavano a 500 mln di dollari, nel 2003 erano schizzate a 1.5 miliardi di dollari; tra il 1997 e il 2003, il volume delle esportazioni è aumentato di 5 volte, da 232 mila a quasi 1.2 milioni di tonnellate. Invece il consumo interno e' cresciuto lentamente. Per la prima volta la crescita della produzione di carne bovina - l'80% della quale è avvenuta in Amazzonia - è stata indirizzata soprattutto alle esportazioni.

L'Istituto di Ricerca Spaziale (INPE) del governo Brasiliano rilascerà a breve le immagini satellitari che mostrano la foresta Amazzonica che scompare ad un tasso allarmante. L'anno scorso l'INPE aveva documentato una crescita del 40% della deforestazione rispetto all'anno precedente. Le indicazioni preliminari suggeriscono che le cifre di quest'anno saranno uguali o maggiori dei 2.5 milioni di ettari deforestati secondo i dati dell'anno scorso. L'area forestale perduta in totale è aumentata da 41.5 mln di ettari nel 1990 a 58.7 mln nel 2000. In soli 10 anni, la regione ha perso un'area due volte il Portogallo. Gran parte di essa è diventata terra da pascolo, secondo il CIFOR. Secondo gli autori del rapporto, nonostante gli ultimi anni hanno giustamente visto un'accesa discussione sull'espansione delle coltivazioni di soia in Amazzonia, esse rappresentano solo una piccola percentuale della deforestazione totale.



Persino le operazioni di taglio per il mercato del legno sono molto meno influenti sulla deforestazione rispetto alla produzione di carne. L'Amazzonia ha subito una espansione drammatica di strade e reti energetiche; e il pascolo è reso facile dal basso costo della terra. I prezzi rimangono bassi in parte perché gli allevatori trovano facile occupare illegalmente la terra statale senza essere perseguiti, e altrettanto facile è deforestare più del 20% delle proprietà, limite prescritto dalla legge. Il 15 Aprile, il Presidente Brasiliano Lula ha annunciato un piano per prevenire e controllare la deforestazione con una spesa di 135 mln di dollari in attività che mirano a ridurre la deforestazione. Queste comprendono una miglior pianificazione della terra, maggiore efficacia della legge forestale, monitoraggio sulle operazioni di taglio, rivalutazioni dettagliate degli investimenti sulle infrastrutture pubbliche, maggiore appoggio per i territori indigeni e per lo sfruttamento forestale gestito dalle comunità locali, maggiore supporto per l'agricoltura sostenibile, e più controlli sui crediti per gli allevatori.

Secondo un ricercatore del CIFOR, l'approccio del governo va nella giusta direzione, ma a meno che non si prendano provvedimenti urgenti, la foresta potrebbe perdere un'area grande quanto la Danimarca nei prossimi 18 mesi. Per il CIFOR, è necessario limitare i progetti infrastrutturali fuori dalle aree già sviluppate; i piani per le nuove infrastrutture, specialmente la costruzione di strade e i progetti di potenziamento, devono essere rivisti e rovesciati se il problema si vuole risolvere veramente. Numerosi studi, infatti, sottolineano non solo il ruolo chiave delle strade sulla crescita della deforestazione, ma anche la difficoltà nell'implementare misure per il controllo della speculazione terriera lungo le strade.

Inoltre bisogna fornire incentivi economici per mantenere la terra forestata come si sta cominciando a fare col programma di risarcimento per promuovere l'agricoltura sostenibile, ma andrebbe sperimentato anche un meccanismo di pagamenti diretti per la conservazione della foresta. Purtroppo, data la recessione dell'economia Brasiliana, sarà difficile che il governo aumenterà i fondi per aumentare gli sforzi, per questo la comunità internazionale deve prepararsi a fornire fondi addizionali.

fonte: Human CIFOR;
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MessaggioTitolo: Re: Bovini e foresta amazzonica   Bovini e foresta amazzonica EmptyMar Mar 11, 2008 11:05 am

Amazzonia, deforestazione record

a cura di Greenpeace Italia

Greenpeace denuncia l'avanzare della deforestazione in Amazzonia. Secondo i dati resi noti oggi dal governo brasiliano, il tasso di deforestazione per il periodo agosto 2003-agosto 2004 ha raggiunto i 26.130 chilometri quadri, equivalenti a 8.600 campi di calcio distrutti ogni giorno, il secondo record di deforestazione in Amazzonia nella storia. Più del 70% della perdita di foreste in Amazzonia si è registrata tra maggio e luglio 2004, quando il piano anti-deforestazione del presidente Lula era già stato adottato. Il piano, presentato a marzo 2004, aveva richiesto 7 mesi di elaborazione e il coinvolgimento di 13 ministeri.

“Chiaramente il governo Lula non è riuscito a sviluppare un piano d'azione per proteggere l'Amazzonia” ha detto Paulo Adario, coordinatore della campagna Amazzonia di Greenpeace. “Nonostante le misure positive intraprese, come la creazione di 77.000 chilometri quadri di aree protette e la delimitazione di 55 terre indigene, il fatto che siano scomparsi in media ogni anno 23.000 chilometri quadri di foresta negli ultimi tre anni è semplicemente inaccettabile. È una vergogna nazionale”. Nello stesso periodo, il governo Lula ha celebrato la rapida espansione nella produzione cerealicola e la leadership mondiale nell'esportazione di carne, per cui il ministro delle finanze, Antonio Palocci, ha dichiarato che l'agrobusiness è la maggiore industria del Paese.

Inoltre, quasi metà della deforestazione, il 48,1%, è stata registrata nel Mato Grosso, governato dal maggiore produttore singolo di soia al mondo, Maggi. Dei 12.576 chilometri quadri persi nello Stato, il taglio su 4.176 è stato autorizzato dal governo, mentre il resto è illegale. Maggi non nasconde la sua opinione. In un'intervista al New York Times del 2003 disse: “Un aumento del 40% della deforestazione non significa nulla e io non mi sento minimamente colpevole di quello che stiamo facendo”.

“Agrobusiness e taglio illegale sono due nodi cruciali della deforestazione. Il governo Lula si trova ora di fronte a questa contraddizione: combattere la deforestazione in Amazzonia o promuovere l'espansione dell'agrobusiness per pagare il debito estero brasiliano. Le misure da adottare subito sarebbero quelle di permettere la coltivazione di soia solo nelle aree già deforestate, combattere il taglio illegale e sviluppare effettivamente il piano d'azione già adottato” ha concluso Adario.
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