da Il Corriere della Sera, 10 settembre 2008
QUEI BRACCONIERI A CACCIA DI CARDELLINI, INSENSATA MITOLOGIA GASTRONOMICA. Per la «polenta e osei». Dacia Maraini
Gli amici della Lega per l'abolizione della caccia - Lac, che proteggono gli animali in via di estinzione, mi scrivono regolarmente. Questa volta la loro lettera contiene qualcosa di paradossale che fa subito teatro. Ma un teatro triste che rammenta le meschinità di questo nostro Paese che odia le regole e vorrebbe farle tutte fritte.
Come quel proprietario di ristorante, Giampietro Zava, che è stato fermato dalla polizia mentre trasportava nella sua automobile «una ventina di reti per uccellagione, cinque trappole a scatto, un richiamo elettroacustico per uccelli selvatici, una cinquantina di sottili bastoncini per uccelli e, bene occultati sotto la ruota di scorta, ben 59 uccellini morti già spiumati dalle dimensioni di un cardellino, nonché il silenziatore per arma da fuoco».
Il paradosso non sta in questo. I bracconieri ci sono dappertutto. Anche qui dove sto io, in pieno Parco nazionale d'Abruzzo, ogni anno c'è chi fa strage di cervi e chi dà il veleno agli orsi perché «disturbano le pecore e i vitelli ». La cosa grottesca, come raccontano gli amici della Lac è che il signore fermato dalla polizia con tutto l'armamentario per la caccia agli uccelli protetti, diriga una fantomatica «Associazione ornitologica veneta» e ottenga un ampio contributo regionale.
La Lac denuncia il fatto e ha ragione. Fra l'altro protesta contro l'ipocrisia politica: ogni anno la Regione Veneto distribuisce mezzo miliardo di vecchie lire alle associazione che si occupano delle sagre degli uccelli in gabbia. Ora si sa che queste sagre fanno pagare il biglietto per mostrare e vendere le piccole creature prigioniere, quindi dispongono già di un incasso. Mentre le associazioni che proteggono per davvero le specie in estinzione, prendono le briciole. «Trovo aberrante che in un periodo di vacche magre la Regione Veneto elargisca tanto denaro ad associazioni che sostengono le sagre degli uccelli destinati a una vita in gabbie dove non riescono neppure ad aprire le ali, come il caso di fringuelli, peppole, prispoloni, tordi, merli e allodole», scrive Andrea Zanoni, presidente della Lega. «Non ci sono soldi per pagare la Forestale che manca di benzina per le sue auto, i Comuni sono ridotti al collasso per i continui tagli, e la Regione distribuisce a pioggia 240 mila euro a coloro che vendono uccellini in gabbia e uccidono uccelli insettivori protetti dalla legge come la Pispola, presi spesso con trappole e reti».
Vorrei ricordare che molti di questi uccelli si stanno estinguendo per l'uso sfrenato e insensato che facciamo dei pesticidi. Perché volere distruggere quei pochi esemplari che resistono alle crudeltà della nostra chimica, dimostrando una voglia di vivere e di riprodursi che commuove?
Sedersi a tavola e mettere in bocca un esserino che pesa meno di cinque grammi, tutto ossa e spesso pallini di piombo, magari con la polenta, fa parte di una mitologia gastronomica che aveva un senso quando l'Italia era povera e si mangiavano pure i gatti. Ma oggi non ha più senso. E oltretutto è illegale, per quanto riguarda gli uccelli in via di estinzione. A quando un minimo di coscienza civica?