Un romano è stato condannato a tre mesi di carcere per aver lasciato morire di fame e sete il suo gatto. L'uomo era partito per le vacanze, lasciando l'animale chiuso in casa. A nulla erano valsi i solleciti dei vicini che avevano sentito i miagolii e avevano rintracciato il proprietario. L'uomo aveva sempre risposto che era in ferie e che non poteva tornare. Ora dovrà risarcire i danni alla Lav e pagare le spese legali.
"Non posso tornare a Roma per occuparmi del gatto, sono al mare", aveva detto l'uomo ai vicini che l'avevano avvisato di quanto stava accadendo nel suo appartamento. Per sbloccare la situazione è stato necessario l'intervenire le forze dell'ordine. Quando sono entrati nell'abitazione, una mansarda arroventata, gli agenti hanno trovato l'animale agonizzante, dimagrito e disidradato.
A nulla valsero le cure del veterinario. Il gatto, infatti, morì quella stessa notte. Il giudice Ramazzi, come ha reso noto la Lega antivivisezione (Lav), ha condannato l'uomo anche a risarcire i danni in favore dell'associazione, che si era costituita parte civile, assistita dall'avvocato Luigi Viglione, e a pagare le spese legali.