Le recenti nevicate sull'arco alpino stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di un'elevata percentuale di animali sia nell'area protetta del Gran Paradiso, in Valle d'Aosta, sia in quello dello Stelvio, in Lombardia. Ad essere in pericolo sono soprattutto gli animali erbivori, come caprioli, camosci, stambecchi e cervi, che non trovando cibo sono costretti a scendere nei fondovalle, dove rischiano di essere travolti dalle auto.
All'Ente parco del Gran Paradiso la preoccupazione è grande: "Il probabile incremento della mortalità invernale della fauna dovuta alle eccezionali nevicate di quest'anno - si legge in una nota - non fa che aumentare la preoccupazione di ulteriori perdite numeriche, oltre a quelle già registrate negli ultimi censimenti". Attualmente nelle cinque valli del Parco (due in Piemonte e tre in Valle d'Aosta), vivono circa 10mila camosci e 2.600 stambecchi; la popolazione di questi ultimi, spiega però il veterinario del Parco, Bruno Bassano, è in costante calo da una quindicina d'anni dopo il picco del '93 (circa 5.000 esemplari), "soprattutto - spiega - per l'alta mortalità dei piccoli, un fenomeno che interessa anche altre zone del mondo, tra cui il Nord America, dalle cause ancora poco chiare".
In questo periodo gli stambecchi sono nella fase riproduttiva e solo fra qualche settimana saranno costretti a valle a cercare cibo per la sopravvivenza; i camosci pagheranno invece l'elevato accumulo di neve nei fondovalle e la copertura anche delle zone erbose che normalmente perdono in pochi giorni la neve, persistente invece quest'anno anche sui versanti meridionali (dai 2-3 metri in quota ai 150-200 centimetri nei fondovalle).
Il consiglio di Bassano a chi visiterà nelle prossime settimane la riserva è quello di "non disturbare gli animali e cercare di non interagire, ad esempio dando loro da mangiare, perché questo non li aiuterebbe; anche se può sembrare crudele bisogna accettare questa forma di selezione naturale. In ogni caso vigileremo sugli animali, recuperando i soggetti in difficoltà, adulti, vecchi o i capretti che hanno perso le madri, ma questo è un compito che spetta al Parco".
In Valtellina e Valchiavenna, invece, l'Enpa ha organizzato squadre di volontari per portare fieno a stambecchi, cervi, camosci e caprioli nei boschi in quota, sommersi dalle abbondanti nevicate. "I problemi maggiori - spiega un animalista che opera nella zona di Santa Caterina Valfurva - sono per gli esemplari più giovani, molti dei quali faticano a muoversi nella neve molto alta e spesso sono vittime di slavine e di investimenti di auto, quando scendono a valle a caccia di cibo. Il maltempo favorisce la selezione naturale e l'eliminazione dei soggetti più deboli, è vero, ma di questo passo si rischia una vera e propria strage. Senza dimenticare che i bracconieri hanno vita facile".
Su cosa fare, comunque, non tutti sono d'accordo: "Non si registrava una nevicata cosi' abbondante a inizio stagione dal lontano 1986 - ricorda Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio -. Se le precipitazioni nevose così intense si dovessero ripetere a breve, seguite da ondate di gelo, la mortalità degli animali sarà elevata. Ma gli interventi con alimentazione artificiale non sono una valida strategia, quindi il parco è contrario a iniziative simili. L'obiettivo è, infatti, di assicurare la conservazione delle popolazioni di ungulati, non dei singoli animali".