IL TIRRENO
23 NOVEMBRE 2007
Un gruppo di ricercatori: stop al massacro in Maremma
Rapiscono i lupi per salvarli
L’accusa: uccisi per essere imbalsamati e venduti al mercato nero
FOLLONICA (GR). Raccontano un’altra storia. Dicono che a sbranare le pecore indifese non sono quasi mai i lupi cattivi. Spiegano che troppo spesso a fare la guardia alle greggi sono piazzati cani inadatti, i quali a volte “danno di matto” e si scagliano sulle pecore. Ma questa è una storia che alla Maremma sembra non piacere. Non piace agli allevatori, che perdono i risarcimenti se si scopre che a sbranare gli ovini non sono stati i lupi ma i cani. Non piace agli amministratori, e piace poco alla stampa. Perché l’attacco di un branco di lupi fa più sensazione di un cane che dà di matto. A raccontare una storia diversa sono alcuni ricercatori toscani che, dal Centro studi sul lupo di Firenze, si sono messi in testa di salvare i lupi maremmani dallo sterminio di cui sono vittime. E allora a mali estremi, estremi rimedi. I ricercatori hanno infatti deciso di “rapire” gli ultimi esemplari di lupi rimasti in Maremma. Come? Creando nei boschi dei recinti di cattura. Gli esemplari catturati sono poi trasferiti in zone sicure lontano dalla Maremma: nei boschi calabresi della Sila, sul Monte Rosa, negli Abruzzi o nelle Marche. Fino ad oggi i lupi trasferiti sono stati due: uno preso a Scansano, l’altro a Castell’Azzara. «La Maremma non merita i lupi - dicono i ricercatori - come non merita una natura incontaminata perché nessuno fa niente per mantenersela. In Maremma si fa soltanto dell’allarmismo. Ci si scaglia contro i lupi. Si ritengono responsabili di ogni attacco alle greggi. Nessuno, tanto meno i veterinari dell’Asl, si prende la briga di analizzare il tipo di ematoma che resta sui corpi delle prede. Soltanto da questo si può vedere se a uccidere è stato un lupo o un cane. Si è ormai creato un allarmismo dilagante che ha istituzionalizzato i “giustizieri fai da te”, accreditandoli quasi come squadre di “salvataggio” della popolazione terrorizzata». Per i ricercatori c’è poi anche una seconda verità. In Maremma si uccidono i lupi per imbalsamarli e venderli sul mercato nero anche a 10mila euro. Come è accaduto nella zona tra il Parco di Montioni e le Cornate. Qui fino al 2006 i lupi censiti erano venti, divisi in tre branchi. Alla fine del 2007 ne sono rimasti soltanto due, di cui uno ferito a una zampa. Dove sono finiti gli altri 18 lupi? La maggior parte imbalsamati. «Per studiare i lupi - dicono i ricercatori - abbiamo piazzato delle trappole fotografiche nei loro punti di appostamento. E le foto non lasciano scampo a dubbi: in alcune si vedono bene i bracconieri nell’atto di abbattere un lupo». Ecco, allora che il trasloco dei lupi diventa una disperata necessità.