CORRIERE DELLA SERA
3 DICEMBRE 2007
Diffuse dalla Lav le immagini raccolte in incognito dagli attivisti di Animal
Massacro di conigli, video choc dalla Cina
Animali tenuti in pessime condizioni e poi scuoiati ancora in vita. La denuncia di un gruppo portoghese
MILANO - Quando si ritrova a testa in già, appeso per una sola zampa ad un nastro scorrevole, il coniglio è ancora vivo. Una cinghiata sul viso non è bastata a stordirlo e con le poche forze che si ritrova cerca inutilmente di dibattersi per sfuggire a quella posizione innaturale. Forse, poi, intuisce che il peggio deve ancora venire. E il peggio infatti arriva dopo pochi secondi, quando la la lama di un coltello gli recide la gola e il povero animale resta a dissanguarsi a testa in giù, prima di arrivare nella fase successiva della «lavorazione», quando un macchinario gli strappa in un colpo solo l'intera pelle dal corpo. La scena è stata documentata da un video chock prodotto dall'associazione portoghese Animal e reso pubblico in Italia dalla Lav, Lega antivivisezione. Che parla di quello dei conigli come di un massacro sconosciuto, perpetuato nell'indifferenza generale (¦ Il video dal sito della Lav).
COLLI E IMBOTTITURE - L'opinione pubblica viene molto colpita dalle notizie di volpi e visoni scuoiati vivi da produttori senza scrupoli in Paesi come la Cina dove, salvo alcune eccezioni (basti pensare alla tutela che viene data al panda), non si fa poi molto per evitare l'accanimento e le violenze inutili nei confronti degli animali. E anche dall'idea che ad essere trasformati in colli pelosi e imbottiture per giacconi siano i mantelli di cani e gatti. Più raro assistere a mobilitazioni e prese di posizione a favore del coniglio, un animale che fa tra l'altro parte della tradizione culinaria di molte nazioni occidentali, tra cui l'Italia. Tuttavia, fa notare la Lav, non sempre gli animali macellati vengono destinati al consumo alimentare.
I NUMERI - Le cifre sono da capogiro: ogni anno vengono uccisi nel mondo 900 milioni di conigli, di cui 350 milioni nell'Unione Europea e altrettanti nella sola Cina. Il coniglio è l’animale maggiormente utilizzato nel campo della pellicceria, in particolare come bordatura di capi d’abbigliamento (colli, cappucci, maniche, ecc.) e accessori. La sua pelliccia non è un è un semplice sottoprodotto della carne: «Alcune razze - spiegano alla Lav - sono state selezionate geneticamente proprio per sfruttare economicamente le proprietà del pelo, come nel caso del coniglio cincillà Rex, il cui pelo è molto simile al pregiato cincillà, ma è meno costoso, e del coniglio Orylag, allevato esclusivamente in Francia enon sono allevati in nessuna parte del mondo e la cui commercializzazione è sottoposta a procedure di certificazione e numerazione della singola pelle».
VITA IN GABBIA - Quella documentata dagli attivisti di Animal è una vita predestinata alla sofferenza. Fin dalla nascita i cuccioli di coniglio vengono tenuti in gabbiette di piccole dimensioni, dove cresceranno circondati dalle loro stesse feci. In queste condizioni la mortalità è altissima: un animale su quattro muore prima della macellazione e le immagini del video testimoniano l'eliminazione degli esemplari morti dalle gabbie. Quando arriva il momento della macellazione, poi, gli esemplari "pronti" vengono presi per la collottola e gettati al volo dentro a contenitori di plastica, con cui vengono portati al reparto scuoiatura. La procedura è poi quella descritta all'inizio.
«SERVONO LEGGI» - Non tutti gli allevamenti funzionano come quello raccontato da Animal e peraltro il primato della produzione di pelli di coniglio non spetta alla Cina bensì a tre Paesi europei, l'Italia, la Francia e la Spagna che insieme mettono insieme il 76% del totale. In Italia, tra l'altro, in zone rurali è ancora molto diffuso l'allevamento famigliare dove ovviamente non vengono effettuati controlli. Secondo la Lav è necessario un intervento legislativo che imponga delle regole chiare per i produttori di pellame. «L'allevamento dei conigli - spiega Roberto Bennati, vicepresidente della Lav - non è disciplinato da alcuna norma comunitaria o nazionale specifica, permettendo così abusi e il mancato rispetto delle esigenze etologiche degli animali. L’intervento da parte dei legislatori comunitari e nazionali su questa materia è una priorità: chiediamo una forte e convinta mobilitazione, come quella che ha portato all’approvazione , il 26 novembre scorso, del Regolamento UE che vieta l’importazione e il commercio di pelli di cani e gatti su tutto il territorio dell’Unione Europea». A. Sa.