Animalieanimali
6 FEBBRAIO 2008
Sydney
Balene, Sea Shepherd verso nuovo attacco a giapponesi
Non piu' ostacolata dalle navi e dai gommoni di Greenpeace e dei loro 'cugini' radicali di Sea Shepherd, rimasti senza carburante, la flotta baleniera giapponese nel Santuario dell'Oceano antartico ha ripreso la caccia, uccidendo negli ultimi giorni almeno 5 esemplari. Le navi delle due organizzazioni hanno ora raggiunto i porti australiani per fare rifornimento, ma mentre Greenpeace ha rinunciato a tallonare le baleniere per questa stagione, non intendono affatto abbandonare l'azione diretta gli attivisti di Sea Shepherd, il cui comandante Paul Watson ha promesso di tornare all'inseguimento non appena completati i rifornimenti e le riparazioni, fra una decina di giorni.
La nave di protesta di Sea Shepherd ha gettato l'ancora sabato nel porto di Melbourne accolta da una folla rumorosa di sostenitori, con a bordo i due attivisti che erano riusciti ad abbordare una nave arpionatrice il mese scorso, suscitando accuse giapponesi di 'terrorismo' e di 'pirateria'. 'Il metodo di gran lunga piu' efficace e' di continuare ad inseguire la flotta. Non pos sono fare nulla mentre noi li inseguiamo e li ostacoliamo', ha detto Watson.
I due attivisti, l'australiano Benjamin Potts e il britannico Giles Lane, erano stati detenuti dai giapponesi per tre giorni e la caccia era stata sospesa, e sono stati poi consegnati ad una nave australiana di pattuglia, che seguiva la flotta giapponese per documentare la caccia, per un eventuale ricorso a tribunali internazionali. La polizia federale australiana intende interrogare Watson e di due attivisti, per verificare se siano state violate del diritto internazionale della navigazione.
Il ministro degli Esteri australiano Stephen Smith ha incontrato venerdi' scorso a Tokyo il premier giapponese Yasuo Fukuda, a cui ha confermato l'opposizione australiana alla cosiddetta caccia scientifica nel santuario delle balene. I due hanno 'concordato di essere in disaccordo' sull'argomento, senza che cio' debba interfere con le buone relazioni fra i due paesi.