TISCALI ANIMALI
27 GIUGNO 2008
Pene esemplari a chi avvelena gli animali
OSCAR GRAZIOLI
Questa volta forse li hanno presi con le mani nel sacco e non è per nulla facile. O meglio sarebbe facilissimo se solo le autorità di polizia mettessero un infiltrato a fare seriamente il suo lavoro in certi ambienti di campagna, dove si discute e si sperimentano le "migliori" miscele venefiche per far fuori faine, volpi, donnole e rapaci, che già di per sé è un atto criminale, oppure cani che disturbano il vicino o sono toppo bravi a scovare tartufi.
Il problema dell'avvelenamento doloso di cani e gatti (ma soprattutto cani) è una piaga sociale forse ancora peggiore dell'abbandono e del conseguente randagismo. Storicamente le guardie private delle riserve di caccia (ora pomposamente chiamate aziende agrifaunistiche) sono pagate dai proprietari per distribuire equamente bocconi avvelenati e tagliole ai fini di eliminare il maggior numero possibile degli animali "nocivi" di cui sopra. Idem succede nei territori di ripopolamento, dove guai se una volpe o una faina dà fastidio a un leprotto o un fagiano.
Un tempo si usava la stricnina che, essendo diventata difficile da reperire, è stata sostituita soprattutto con potenti insetticidi che qualunque agricoltore può acquistare a litri se munito del banale "patentino", oppure con topicidi di vecchissima generazione poco costosi, ma altamente letali per cani e gatti (oltre che per volpi e rapaci ovviamente).
Personalmente ho visto centinaia di avvelenamenti, la maggior parte risolti con lavanda gastrica e terapia intensiva di lunga durata, ma quello che più mi ha sconvolto è stata la morte di un cane che conoscevo, cui ho "assistito"per telefono.
Era il beagle di un amico medico in ferie ad Orosei (Nuoro). Stava passeggiando di sera in centro, vicino a un parco pubblico, quando il cane ha emesso un ululato e ha cominciato a tremare e sbavare. Non trovando un veterinario reperibile l'amico mi chiamò sul cellulare e, mentre mi descriveva i sintomi, sapevo già che si trattava di stricnina e che se non trovava una struttura veterinaria attrezzata, nell'arco di dieci quindici minuti, Pippo sarebbe morto.
Ho seguito l'agonia del cane caricato in macchina, il trasporto veloce verso un ambulatorio che doveva essere aperto (ed era chiuso) la disperazione del mio amico e del giovane figlio, da me condivisa perché impotente di fronte alla morte che sopraggiungeva inesorabile. Il fatto che l'amico abbia poi ricevuto le scuse del sindaco ha poca importanza.
Nove persone sono indagate a Barberino del Mugello per l'avvelenamento di undici cani e due gatti. Nel corso della perquisizione a domicilio sono stati trovati undici tipi di veleni diversi, compatibili con quelli utilizzati per i bocconi avvelenati, trappole e tagliole vietate. Anche se colpevoli, impossibile finiscano in carcere (troppo bello). Spero almeno in una punizione economica esemplare per un crimine laido e vigliacco.