PROVINCIA DI SONDRIO
17 GENNAIO 2008
Due fratelli assolti dal tribunale di Menaggio. Il giudice: +Non ci sono sufficienti indizi per il reato di caccia abusiva; Non basta il capriolo in frigor per fare un bracconiere
Lanzo d'Intelvi (CO) - Non basta il possesso di una doppietta calibro 12, di 33 proiettili non denunciati, di un secchio con oltre nove chili di carne di capriolo ricoperta di neve e quello di altri sei chili e mezzo di fresca macellazione conservati in frigorifero. Per rimediare una condanna per bracconaggio serve evidentemente ben altro, come hanno potuto felicemente sperimentare i fratelli Martino e Renato Maglia, rispettivamente 61 e 64 anni, intelvesi doc (entrambi di Lanzo)assolti dal tribunale di Menaggio dall'accusa di avere impallinato un capriolo nei boschi di Pellio in periodo di divieto, cioè il mese di febbraio 2003. I due furono sorpresi il giorno 19 da un paio di agenti del nucleo venatorio della polizia provinciale nei pressi della casa di proprietà di Martino dalle parti di Scaria. Dissero, le guardie, che quella mattina avevano deciso di andarci per approfondire una segnalazione del giorno precedente. Qualcuno li aveva chiamati sostene ndo di avere udito spari fuori stagione. Verso le 18, gli agenti si accorsero dei due Maglia fermi di fronte al cancello di quella casa: videro uno dei due aprire il baule della sua auto per estrarne un fucile che subito consegnava all'altro. Fu in quel momento che gli agenti decisero di intervenire intimando ai Maglia di fermarsi. Come non detto. Perchise Renato ubbidì, l'altro prese a correre verso casa impugnando l'arma e barricandosi dentro a doppia mandata. Gli agenti della forestale, uno dei quali aveva addirittura esploso un colpo in aria per indurlo a fermarsi, gli imposero di uscire e di consegnare la doppietta ma lui si limitò a calarla dall'alto di una finestra con l'ausilio di una corda, salvo poi fuggire a piedi da un ingresso sul retro. Addio. Risultato: le guardie sfondarono una porta a vetri e procedettero, in presenza di Renato, alla perquisizione che avrebbe poi portato al sequestro della carne di capriolo, dell'arma e delle munizioni. Il kit dei materiali rinvenu ti, combinato alla circostanza della fuga di uno dei due, lasciava in linea teorica poche speranze: sulla carta, l'uno e l'altro rischiavano davvero una condanna, a maggior ragione poi alla luce del fatto che gli agenti avessero ravvisato, nel corso del loro appostamento (e verbalizzato) +un atteggiamento di caccia;. Il giudice di Menaggio, un po' sorpresa, ha ribaltato tutte le prospettive. Tanto per cominciare ha subito assolto Martino dall'accusa di resistenza a pubblico ufficiale (sì, gli contestavano anche quella) perchi per vedersela contestare non basta fuggire, come dice da anni la Cassazione. Poi ha rilevato, in sentenza, che +il solo possesso dell'animale ucciso da arma da fuoco da parte di Maglia Martino e della presenza nell'auto di Maglia Renato di un fucile Beretta (...) non appaiono indizi sufficienti a far ritenere provato il reato di caccia abusiva da parte degli imputati, trattandosi di elementi indiziari non univoci e concordanti;. Risultato finale, una sola co ndanna, quella di Martino, chiamato a pagare trecento euro di multa per la detenzione abusiva dei proiettili. Su tutto il resto assolti entrambi. St. F.