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| CURIOSITA' | |
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Autore | Messaggio |
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anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 03, 2008 6:12 pm | |
| Di che colore è la pelle dell'orso bianco? Se il colore della folta pelliccia che ricopre l'orso bianco varia dal bianco al giallo chiaro, la sua epidermide è nera. Il manto di questo mammifero è costituito da due strati: un sottopelo fine e bianco, e uno strato composto da lunghi peli cavi e trasparenti. È proprio questo eccellente apparato che permette agli orsi polari di trattenere meglio il calore mantenendo una temperatura corporea di circa 37 °C. I raggi del sole attraversano la pelliccia e raggiungono la pelle, dalla quale sono assorbiti proprio grazie alla colorazione nera. Negli orsi polari la funzione isolante (da temperature che possono superare i 60 gradi sottozero) è svolta anche dallo strato di grasso sottocutaneo che raggiunge lo spessore di circa dieci centimetri. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 03, 2008 6:21 pm | |
| Che animale è Beep Beep del cartone animato Wile il coyote? I corridori della strada vivono in coppie e in territori ben definiti. Si cibano di lucertole, scorpioni, insetti, e anche di serpenti. È un corridore della strada, un uccello dei deserti americani (il suo nome scientifico è Geococcyx californianus). Piccolo (in media pesa mezzo chilo, misura 50 centimetri di lunghezza e 25 di altezza), preferisce camminare o correre, raggiungendo la velocità di 24 chilometri l'ora, anziché volare. Quando corre, il corridore della strada ha un'andatura divertente a vedersi, con il busto rigido quasi verticale, le zampe, lunghe e robuste, che si muovono vorticosamente e la coda che fa da timone. Se avverte un pericolo, per esempio un predatore, spicca un volo piuttosto breve e può cominciare a correre. Nella realtà il coyote spesso acciuffa il corridore della strada, che però è anche abile predatore. Preda anche i serpenti a sonagli;per catturarli prima allarga le ali a formare un “mantello dei toreri”, poi all'improvviso afferra il serpente e ne sbatte la testa per terra sino a ucciderlo, infine cerca di ingoiarlo intero. Il corridore della strada inoltre emette suoni, in serie da 6 a 8, simili a quelli di una colomba che tuba: da qui il nome Beep Beep (pronuncia bip bip) datogli dalla Warner Bros. Cartoons @ Bopmyspace.com
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Numero di messaggi : 2765 Età : 59 Data d'iscrizione : 10.07.07
| | | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Lun Feb 04, 2008 11:42 am | |
| Perché i serpenti cambiano la pelle? Perché la sostanza di cui è fatto lo strato superficiale dell'epidermide non è elastica e non si rigenera; quando i serpenti crescono diventa come un vestito stretto. I serpenti compiono una muta completa della pelle in periodi che, secondo la specie, variano da sei mesi a un anno. Qualche giorno prima del cambiamento, questi animali perdono l'appetito, diventano irascibili e cercano di fare scorta d'acqua perché, cambiando pelle, subiranno una notevole disidratazione. Sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova e, al momento giusto, i serpenti rompono il loro rivestimento esterno a livello della testa e cominciano a spingerlo indietro, sfregando contro il terreno. L'involucro sottile si rovescia e, non trovando l'ostacolo delle zampe, viene rigettato praticamente intero, come un guanto che riproduce, squama per squama, il corpo dell'animale. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Lun Feb 04, 2008 11:45 am | |
| Da cosa deriva il termine tarantella? Il termine “tarantella” è legato al nome di un ragno, la tarantola, il cui morso secondo antiche credenze scatenava violente crisi psicomotorie. I movimenti tipici di questa danza popolare infatti riproducono quelli attribuiti al morso di questo aracnide. Il ballo, accompagnato di solito dal suono di tamburelli a sonagli, serviva dunque a far uscire il tarantolato dallo stato di delirio in cui si trovava. La Lycosa tarentula, il ragno presente nelle zone dell'Italia Meridionale in cui questa danza si diffuse, è velenosa, ma il suo morso, molto doloroso a causa della densità del veleno, è tendenzialmente innocuo, causando reazioni simili a quelle di una puntura di vespa, più accentuati con l'aumentare delle dimensioni del morsicatore, quindi con la quantità di veleno inoculata. Lunga circa 2.5 centimetri, la tarantola non costruisce ragnatele ma cattura le sue prede inseguendole. Il vero "colpevole" del fenomeno del tarantolismo è invece il Latrodectes tredecimguttatus, detto malmignatta. Secondo alcuni il termine “tarantella” potrebbe derivare anche da Taranto, la città dove forse nacque questo tipo di ballo. Un esemplare di Lycosa tarentula il cui morso è erroneamente ritenuto velenoso. Foto: Bruno Di Cecco | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Lun Feb 04, 2008 11:47 am | |
| I pesci sentono gli odori? Un salmone. Ricorda gli odori familiari. Fra i sensi più sviluppati dei pesci vi è proprio l’olfatto, che viene utilizzato soprattutto per la ricerca del cibo. Le anguille, particolarmente sensibili, ne percepiscono l’odore da una cinquantina di metri di distanza. Alcuni studi hanno dimostrato che sono capaci di distinguere 3 milligrammi di un particolare alcol disciolti in un miliardo di tonnellate di acqua (poco meno del lago d’Orta). L’olfatto è coinvolto anche nei processi riproduttivi: le femmine di molte specie rilasciano in acqua particolari sostanze, i feromoni, che servono come richiamo sessuale per i maschi. Alcuni odori, provenienti dai predatori o dalla pelle di pesci feriti, suscitano invece risposte di allarme, che inducono i pesci nelle vicinanze a fuggire. L’olfatto aiuta inoltre i salmoni a seguire la giusta rotta durante le migrazioni: dall’oceano risalgono i fiumi per arrivare a riprodursi nelle stesse zone in cui sono nati, riconoscendo “la strada di casa” grazie a una memoria olfattiva che consente loro di distinguere le caratteristiche chimico-fisiche delle acque in cui sono nati. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Lun Feb 04, 2008 11:49 am | |
| Come fanno gli uccelli a vedere nella nebbia? Un cigno. Nella nebbia vede meglio di noi. Gli uccelli hanno una vista molto acuta. I loro occhi sono più attrezzati dei nostri per catturare la luce, anche quando questa è scarsa. La densità delle cellule visive (dette coni e bastoncelli) che si trovano nel loro occhio è infatti cinque volte maggiore di quella dell’occhio umano. Inoltre, per ogni occhio, gli uccelli hanno due o tre fovee. Noi ne abbiamo solo una. Le fovee sono aree che si trovano nella retina, nelle quali i recettori sono ancora più numerosi: fino a un milione di coni per cm2. Probabilmente consentono di riconoscere oggetti in movimento. Ciononostante gli uccelli preferiscono evitare la nebbia molto fitta, volando più alti. | |
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Numero di messaggi : 2765 Età : 59 Data d'iscrizione : 10.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 12:39 am | |
| Grande Annarita...ora anche le foto Sai credo che alla fine si potrebbero raccogliere tutte queste informazioni e stamparle......... E' un bel patrimonio di informazioni | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 6:50 pm | |
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| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 6:55 pm | |
| APPROFONDIMENTO SUL GATTOIl gatto, uno dei migliori amici dell'uomo Dolce ma riservato, intelligente ma non obbediente, autonomo ma bisognoso di cure e di affetto, ama la casa ma anche stare fuori. Domestico ma anche selvatico. Forse per questo spesso non lo capiamo, così continuano a girare sul piccolo felino, dicerie e luoghi comuni che non hanno fondamento scientifico, ecco perché... di Anna Mannucci 4 dicembre 2007 Solitario e schivo in natura, il gatto (Felis catus) in casa ama la compagnia. Ma anche quando vive per strada nelle nostre città, crea colonie in cui condivide il territorio con altri suoi simili. Un comportamento che probabilmente ha imparato vivendo a contatto con l'uomo. Si affeziona solo alla casa e non al padrone, è opportunista, non si fa mai male perché casca sempre in piedi, non obbedisce quindi non è intelligente e qualche volta porta pure sfortuna. A chi non è mai capitato di sentir parlare in questo modo dei gatti! Eppure secondo alcune stime (fatte sulla vendita di cibo e accessori) in Italia ci sarebbe una popolazione di 7 milioni e mezzo di gatti “casalinghi”, quasi quanti sono i cani che vivono in casa. Anche se è molto difficile avere dei dati precisi, poiché non esiste una vera “anagrafe” dei gatti. È infatti una specie che si sta addomesticando proprio in questi decenni - un periodo brevissimo nei tempi lunghi dell’evoluzione - e che mantiene alcune caratteristiche dell’animale quasi selvatico, libero. E nonostante la “massiccia” presenza in famiglie e cortili, il gatto è ancora poco conosciuto e, quel che è peggio, su di lui sopravvivono ancora dicerie e luoghi comuni tutti sbagliati... È solitario Il gatto, Felis catus, viene definito un animale solitario dagli etologi, gli studiosi del comportamento animale. Questo significa che per sopravvivere non ha bisogno di stare in società, cioè in un gruppo organizzato. Insomma, il gatto selvatico (parente stretto del nostro micio di casa) caccia e vive da solo. A parte il momento dell’accoppiamento. Ma questo, anche in natura, vale soprattutto per i maschi, perché la gatta ha invece dei lunghi periodi di socialità: quali la nascita, l’allevamento e l’educazione dei piccoli. I gatti che abitano in città invece, maschi e femmine, vivono in colonie e tra loro hanno rapporti diversificati di amicizia, indifferenza, antipatia, proprio come avviene tra gli esseri umani. Le gatte inoltre, allevano e custodiscono insieme i loro piccoli, in una sorta di asilo nido. Il gatto ha quindi bisogno di socialità, di rapporti e di affetto. Per questo se ne parla come di un animale di tipo “relazionale” (ossia bisognoso di rapportarsi agli altri). Ci sono naturalmente differenze anche tra loro: esistono gatti più o meno estroversi e più o meno interessati ai propri simili e agli esseri umani. Un po’ dipende dall’”indole” ma molto deriva dalle esperienze che hanno fatto nei primi tempi di vita. In particolare i primi due mesi sono fondamentali, ma in realtà il gatto impara fino al primo anno di vita, quando diventa “maggiorenne”, un giovane adulto. Se in questa fase ha avuto delle buone esperienze, sarà più disponibile a situazioni nuove. Viceversa sarà più “scontroso” e timoroso. Ma ci sono anche differenze tra gli esseri umani: alcune persone sono più capaci di relazionarsi ai gatti. Non dimentichiamo che è sempre un rapporto a due. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 6:59 pm | |
| APPROFONDIMENTO SUL GATTO 2E 'un opportunista Si affeziona alla casa e non al padrone. Questo poteva essere vero quando i gatti venivano impiegati come cacciatori di topi, senza instaurare con essi un legame affettivo. Una volta, come succede ancora in campagna, i gatti vivevano “per i fatti loro”, tornavano a casa di tanto in tanto e occasionalmente venivano nutriti dai proprietari. In questa situazione, il gatto conosceva bene il territorio, l’habitat in cui riusciva a trovare le risorse per sopravvivere, e ovviamente a questo si legava. Ma c’è di più, all’idea che il gatto sia opportunista e affezionato solo alla casa, perché lì trova cibo e riparo, hanno contribuito anche gli studi dell’entomologo francese Jean Henri Fabre (1823 – 1915). Nonostante fosse soprattutto uno studioso di insetti, nei suoi libri ha parlato anche di gatti. In alcuni suoi esperimenti – che oggi sarebbero considerati maltrattamenti - portava un gatto lontano da casa, in un’altra abitazione, oppure in mezzo a un bosco. Poi per fargli perdere l’orientamento, lo metteva in un sacco che faceva roteare. E, ogni volta i gatti riuscivano a tornare a casa loro. Ma non certo dal proprietario, secondo qualcuno. In realtà, se il gatto è amato e ben trattato, si affeziona tantissimo al suo proprietario e affronta con lui anche viaggi e traslochi (non infilato in un sacco!). Non obbedisce Certo non si può dire al gatto: “Vai a prendere la pallina” sperando che lo faccia. Come si è detto, in natura il gatto non vive in un gruppo gerarchicamente strutturato, dunque, come specie, non è abituato ad avere dei capi a cui obbedire. Ma questo non significa che non possa imparare a rispondere ad alcune esortazioni. Il “trucco” sta nella relazione, nel dialogo che si è creato con il padrone, nella comprensione reciproca. Per esempio, tutti i gatti capiscono il proprio nome. E, se c’è una buona relazione, dire “Vieni micio, andiamo in camera” diventa un suggerimento a cui il gatto risponde positivamente. Anche suggerirgli “Dai, micio, bravo, scendi di lì”, può ottenere un risultato, mentre non bisogna mai urlargli “Bestiaccia, viene giù”. Può anche obbedire al richiamo “Pss pss, mmcc mmccc”, ma se non lo si chiama continuamente e senza motivo. Un altro “comando” importante è “Attento!”, da usare nelle situazioni di pericolo. Si cura da solo Che fosse capace di autocurarsi forse era vero fino a 40-50 anni fa, nel senso che non c’erano altre possibilità e il gatto o si “curava da solo” o moriva. Ma negli ultimi dieci anni la medicina veterinaria ha fatto passi da gigante, in particolare nei riguardi dei piccoli felini di casa. Ora esistono strumenti diagnostici, farmaci, operazioni chirurgiche, integratori alimentari, per risolvere moltissimi problemi di salute. Anche molte patologie una volta imputate alla vecchiaia sono curabili (il che non significa guaribili). | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 7:02 pm | |
| APPROFONDIMENTO SUL GATTO 3 NATURA E ANIMALI Il rapporto tra madre e cucciolo appena nato è fondamentale per i gatti. E proprio in questo momento cominciano a fare le fusa per dire alla mamma"sto bene". Continueranno a farlo anche con i loro amici umani. URL=http://imageshack.us] [/URL] Cade sempre in piedi e non si fa male Il gatto è un carnivoro predatore molto efficiente, ma anche lui ha dei limiti. È vero che quando precipita dall’alto ha la tendenza a riequilibrarsi in modo da cadere sulle quattro zampe, anche grazie alla coda che funziona da “timone”, ma purtroppo questa abilità non sempre è sufficiente a evitare cadute rovinose e conseguenti traumi. Curiosi e audaci spesso cadono da balconi e finestre. E, se atterrano su superfici dure, come sul cemento, si possono far male, anche molto, per esempio si possono fratturare le ossa (gambe, bacino). Bisogna dunque recuperarli - di solito si spaventano e si nascondono - e portarli dal veterinario per curarli. Molta attenzione bisogna fare quando sono piccoli, se cadono da una balcone o da una finestra è difficile che riescano a sopravvivere. Fa le fusa quando è contento Il gatto fa le fusa per comunicare uno stato di benessere, di soddisfazione, è vero. Si tratta di un comportamento precocissimo, i micini già da neonati con le fusa dicono alla madre di stare bene, e la gatta contraccambia, in un concerto di “ron ron”. Questo sistema di comunicazione infantile permane per tutta la vita, il gatto quando è contento fa le fusa, che non sono sempre uguali, hanno sfumature e vibrazioni diverse a seconda degli individui e delle situazioni. Tuttavia non sono sempre segno di contentezza. In momenti tragici, di forte sofferenza o persino prima di morire, il gatto fa le fusa. Come per consolarsi, per attenuare il dolore e rilassarsi. Gli amanti dei gatti e gli studiosi ipotizzano che alle fusa sia collegato un rilascio di endorfine, molecole organiche che producono una sensazione di benessere. Una sorta di antidolorifico naturale. Che comunque non esclude assolutamente l’uso di farmaci contro il dolore, prescritti dal veterinario. Il gatto panettiere Molti gatti “fanno la pasta” sul padrone o sui suoi maglioni. Premono e stantuffano ritmicamente con le zampine anteriori, anche quando pesano otto chili e le zampe sono diventate enormi e piene di unghie. Più raramente, alcuni, nello stesso tempo, succhiano la lana indossata dal proprietario o il suo lobo auricolare come se fosse un capezzolo. È un comportamento che arriva dalla prima infanzia, il micino fa questo gesto sulle mammelle della madre per sollecitare l’arrivo del latte. Spesso sono i gatti tolti troppo precocemente dalla madre ad avere questo atteggiamento, ma non è così automatico. Ci sono anche gatti che hanno avuto un rapporto normale ed equilibrato con la madre ma continuano a “impastare” tutta la vita. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 7:11 pm | |
| APPROFONDIMENTO SUL GATTO 4 NATURA E ANIMALI I gatti preferiscono le donne forse perché è dalla madre che in natura ricevono tutto quello di cui hanno bisogno, cibo, affetto ed educazione. I gatti preferiscono le donne (e viceversa) Per il gatto, il rapporto fondamentale è quello con la madre. Si potrebbe dire che questo è valido per tutti i mammiferi. Ma i gatti, nel seguito della loro vita, non avranno un branco organizzato con le sue regole e non andranno a scuola. È dalla madre che ricevono cibo, affetto ed educazione. È la gatta che insegna come comportarsi, come cacciare, cosa mangiare e chi considerare amico. Insomma, i micini apprendono dalla madre quelle che saranno poi le loro “tradizioni culturali”. E a questo rapporto primario, torna il gatto quando chiede qualcosa agli umani. Torna ad essere il bambino che fa le richieste alla mamma, un cucciolo affamato che chiede cibo e affetto (e le due cose non sono poi così diverse) e a questo richiamo è molto più facile che risponda una femmina piuttosto che un maschio. Dall'altra parte abbiamo la donna, indiscutibilmente sensibile ai richiami infantili, alla richiesta di cibo e di accudimento. Ed ecco che le due esigenze si incontrano: un eterno bambino che chiede, anche se pesa otto chili ed ha la forza di una tigre e una "mamma" pronta a nutrire e accudire. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Mar Feb 05, 2008 7:21 pm | |
| Ai gatti non piacciono i dolci Non è questioni di gusti, ma questione di geni. Le papille gustative del gatto non sono in grado di riconoscere il dolce. Possiamo stare sicuri: non vedremo mai un gatto con un lecca-lecca in mano, e non solo perché le zampine di un felino non sono il massimo della comodità in questi casi. Sembra infatti che ci siano anche valide spiegazioni biologiche al disinteresse dei gatti per tutto ciò che è dolce. Joseph Brand, del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, ha dimostrato in una ricerca che i felini non mangiano dolci perché non ne sentono il sapore. Papille addormentate. A differenza della maggior parte dei mammiferi - spiega Brand - i gatti domestici e selvatici sono assolutamente indifferenti al sapore dolce. Distribuite sulla superficie della lingua di tutti i mammiferi, le papille gustative sono cellule in grado di riconoscere i vari sapori, tra cui quello degli zuccheri. Ogni papilla specializzata in cibi dolci è formata da due proteine collegate tra loro, una delle quali però non viene generata nell'organismo dei gatti. Il motivo sarebbe il non funzionamento del gene che presiede alla produzione di questa proteina. Il gene in questione viene pertanto definito “pseudogene”, cioè un gene che ha perso le sue funzionalità. Questioni di gusto. L'incapacità di apprezzare i cibi dolci - e di conseguenza anche i carboidrati - ha portato i gatti a sviluppare una dieta tassativamente carnivora. E se vi capitasse di vedere mangiare caramelle a un gatto non è certo per il sapore dolce, quanto per la curiosità dei felini che possono venir attirati dal colore o dalla forma. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Ven Feb 08, 2008 8:33 pm | |
| Tapiri in bianco e nero Questo tapiro è ancora piccolo, ma tra qualche mese cambierà completamente aspetto. Sarà scuro e ricoperto con un “mantello” bianco (guarda un esemplare adulto). Da qui il nome di tapiro dalla gualdrappa (la gualdrappa è un drappo ricamato che solitamente si mette sulla groppa dei cavalli sotto la sella, durante le cerimonie). Solo i tapiri asiatici sono bicolore, un “trucchetto” che permette la mimetizzazione. I predatori, infatti, possono scambiare il tapiro sdraiato a riposare per una roccia. I cugini tapiri che vivono dall’altra parte del Pacifico, in sud e centro America invece sono tinta unita. Ma quando sono piccoli gli asiatici sono uguali ai cugini americani: scuri con macchie e striature chiare. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Ven Feb 08, 2008 8:35 pm | |
| Un galletto di nome e di fatto Un gallo nero dalla cresta bianca. Non è l’unica particolarità di questo animale, appartiene infatti alla razza Bantam: una specie di gallo “in miniatura”. Ma i Bantam o “Banty”, come familiarmente vengono chiamati dai contadini statunitensi, seppur molto più piccoli dei loro cugini galli non si spaventano facilmente. Sono animali molto aggressivi e combattivi. Le femmine di questa razza, invece, sono pacifiche e depongono molte uova. Anche se le dimensioni lasciano un po’ a desiderare: ci vogliono tre o quattro uova di Bantam per farne una “normale”. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Ven Feb 08, 2008 8:37 pm | |
| Meritato riposo Finalmente ce l'ha fatta! Dopo un viaggio di 5000 chilometri sorvolando il Nord America, la piccola farfalla monarca (Danaus plexippus) può "addormentarsi" e passare l'inverno nelle calde foreste del Messico. Lei e le sue compagne - che possono raggiungere i 20 milioni di individui - partono ogni anno, e lo fanno da generazione, dalle zone nord orientali del Nord America viaggiando anche per 70 chilometri al giorno. In pochi mesi arrivano nello stato messicano di Michoacán. Qui, attaccate ai rami di pino e di abete, entrano in una specie di letargo che terminerà con l'inizio della primavera e con l'avvio la stagione riproduttiva. Ogni anno ad Angangueo, cittadina simbolo della migrazione della farfalla monarca, si tiene tra gennaio e febbraio il Festival de la Mariposa Monarca che permette alle migliaia di partecipanti di ammirare questa instancabile migratrice ancora assopita tra i rami. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Ven Feb 08, 2008 8:38 pm | |
| Ballerina marina Timida, ma curiosa. Veloce nuotatrice, nonostante i quasi 10 metri di lunghezza, e soprattutto molto agile. Come una ballerina. Si tratta della balenottera minore del Nord (Balaenoptera acutorostrata), una delle più piccole (si fa per dire) specie di balenottera. Di solito è difficile avvicinarla, ma alcuni individui curiosi "perlustrano" le zone dove ci sono barche, accostandosi senza preavviso e nuotando a lungo accanto alle imbarcazioni. Sono così svelti che riescono a saltare completamente fuori dall’acqua, come i delfini. E si lanciano in “danze” fuori e dentro l’acqua che lasciano i fortunati spettatori allibiti. Come è successo ai ricercatori di una nave oceanografica che hanno fotografato questo esemplare nell’Oceano Pacifico. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Ven Feb 08, 2008 8:41 pm | |
| Animali VIP Topo o canguro? Né uno né l’altro! Questo animaletto è un piccolo roditore che somiglia a un topo e che salta come un canguro. Con balzi che possono raggiungere anche il metro d’altezza, dieci volte la sua statura. Si chiama jerboa dalle lunghe orecchie (Euchoreutes naso) e a guardarlo non è difficile capire perché. E' il mammifero con le orecchie più grandi del mondo (in proporzione al corpo), che gli servono soprattutto per nutrirsi. Fungono infatti da “radar” per captare i suoni emessi dagli insetti di cui è ghiotto, anche quando si trovano a una certa distanza. Questa è una delle poche apparizioni “mondane” del jerboa, che esce solo di sera mentre di giorno se ne sta rintanato in cunicoli di sabbia. Vive nel deserto in Cina e in Mongolia ed è molto raro da vedere, perché oltre a essere timido è anche in via d’estinzione. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:03 pm | |
| Quando il naso grosso piace Dire le bugie fa allungare il naso. Per la nasica (Nasalis larvatus ) non è una favola ma un fatto naturale. Appena nata, questa scimmia ha un naso carino e all’insù. Crescendo, il suo naso si trasforma in un “cetriolone” lungo fino a 17,5 cm, che toglie al suo viso un po’ di grazia infantile. Tuttavia, sembra che questo naso particolare lo renda attraente agli occhi delle femmine della sua specie, che invece mantengono un nasino meno sviluppato. Ma questa piatta e carnosa protuberanza gli serve anche come arma di difesa contro gli aggressori: funge infatti da cassa di risonanza per le sue urla, che diventano così più nasali e minacciose. Oltre a urlare, la nasica per spaventare i nemici digrigna i denti e agita il suo pene eretto. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:04 pm | |
| Latin Lover variopinto Non si tratta di un tifoso inglese ma del mandrillo (Mandrillus sphinx) di cui si può dire di tutto tranne che sia monotono. La prima cosa che balza all’occhio è il colore rosso acceso del suo naso, con rigonfiamenti laterali blu. Per completare il tutto, una bella barba giallastra. Oltre al naso, anche il sedere riprende i toni rosso-blu del volto. Sembra che la vivacità del suo aspetto serva per dimostrare alle femmine quanto sia virile. Queste, infatti. hanno un naso dal colore più smorzato. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:05 pm | |
| Non metterci il naso Per il formichiere (Myrmecophaga tridactyla), assaltare formicai e termitai è uno scherzo da ragazzi: la sua arma letale è il lungo muso conico e la lingua lunghissima, che può misurare fino a un metro. Prima individua il covo degli insetti aiutandosi con il suo prodigioso olfatto (40 volte più sviluppato di quello umano), poi lo rompe con gli artigli uncinati, infine scatena la sua lingua appiccicosa con la quale riesce a catturare fino a 300.000 insetti al giorno. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:06 pm | |
| Naso o becco? Non è uno scherzo di natura, si tratta dell’ornitorinco: un mammifero australiano che fa della stranezza il suo tratto dominante. Il suo nome in greco significa “naso d’uccello”; ha le zampe palmate come un’anatra, ma la pelliccia di un castoro; è mammifero, eppure depone le uova come un uccello. Il suo naso-becco è dotato di speciali sensori che rilevano l’elettricità trasmessa dai corpi degli altri animali, e permettono quindi di localizzarli nell’acqua. Serve inoltre a scavare sul fondo dei fiumi, ad afferrare gamberetti e altri animali mentre nuota. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:07 pm | |
| Un naso lunghissimo e prensile A volte essere “presi per il naso” può rivelarsi utile. Rudyard Kipling, scrittore inglese nato in India, ha immaginato la proboscide dell’elefante come un naso che è stato “tirato troppo”. Nel suo racconto “Il piccolo elefante”, infatti, tutti gli elefanti all’origine avevano un naso normale, fino a quando uno di loro, più curioso degli altri, venne letteralmente “preso per il naso” da un coccodrillo, che afferratolo con le sue ganasce cominciò a tirare. Ma il naso allungato si rivelò così utile da essere richiesto dagli altri elefanti. La proboscide è in grado infatti di svolgere – anche nella realtà - diverse, utili funzioni: raccogliere il cibo e portarlo alla bocca, attingere l’acqua da bere o per irrorarsi nelle giornate calde. Può arrivare a pesare più di 100 kg e contiene oltre 15.000 muscoli, che gli permettono di muoversi in tutte le direzioni. | |
| | | anacondina Moderatore
Numero di messaggi : 745 Età : 52 Data d'iscrizione : 13.07.07
| Titolo: Re: CURIOSITA' Dom Feb 10, 2008 8:08 pm | |
| La tartaruga killer con il boccaglio Anche la mata mata (Chelus fimbriatus), una specie di tartaruga diffusa in Sud america, sfrutta il suo organo olfattivo per respirare sott’acqua. Il suo naso è una protuberanza all’insù che usa come un boccaglio, in modo da poter continuare a respirare rimanendo immersa quasi completamente sott’acqua. Un po’ come quando al mare si nuota facendo snorkeling. Il suo nome in lingua sud americana vuol dire “uccidi, uccidi”, probabilmente perché è una predatrice molto ghiotta di pesce. | |
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| Titolo: Re: CURIOSITA' | |
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